Una spiaggia, a circa metà del promontorio detto Scutolo – fra le baie di Vico Equense e Meta – conserva un nome singolare: “Alimuri”, grafia moderna per Alimone, come appare in un testo del Cinquecento. Fino a qualche decennio fa era accessibile soltanto dal mare. Nel XVIII sec. è stato sede di piccoli cantieri navali gestiti da Metesi, specializzati in feluche sorrentine. Successivamente vi fu ubicata una piccola centrale elettrica per fornire l’energia alla tranvia Castellammare – Sorrento, che è stata in servizio fino agli anni ’30 del XX sec. La centrale era alimentata da una cascata d’acqua, in vista solo nell’ultimo tratto, che proveniva dalla parte alta del promontorio.
Negli anni ‘60 del 1900 il paesaggio è stato deturpato dalla costruzione prima di una strada carrozzabile da Meta e, quindi, di un grande albergo che, secondo la denuncia fatta dalla nota studiosa Paola Zancani Montuoro, ha captato l’acqua per uso proprio, e di casette sulla spiaggia. Sempre secondo Paola Zancani, l’isolamento della spiaggia avrebbe preservato per millenni il nome nella forma originaria: l’aggettivo alimyréeis (essa, en) – entos ricorre nell’Il. XXI, 190 e nell’Od. V, 460. Si deve intendere “rumoreggiando scorre in mare”. Potrebbe essere un relitto linguistico prezioso risalente alla Protostoria greca della Penisola sorrentina.
Più di recente, Mario Russo, un altro illustre studioso della Penisola, interpreta in modo leggermente diverso questa lettura. Nota che la spiaggia di Alimuri essendo soggetta ai venti (maestro, ponente e libeccio) era da sempre battuta da violente mareggiate, che “in alcuni periodi dell’anno ne rendevano pressoché impraticabile l’attracco e l’ormeggio; circostanza questa che può essere messa in rapporto con un’origine greca del nome che risalirebbe al periodo delle prime frequentazioni da parte di Greci (Eubei o Focei) piuttosto che “a un fossile linguistico omerico”. Sarebbe dunque da interpretare come derivante da alimenos, senza porto, inospitale.
Claude Albore Livadie