Grotta del Mezzogiorno (Positano)

Conosciuta localmente con il nome di Grotta delle Soppressate, il sito si apre nella falesia attiva ad una quota di circa 40 m s.l.m., ad ovest del centro abitato di Positano. Presenta un ampio ingresso ed una scarsa profondità, assumendo quasi l’aspetto di un riparo sotto roccia. Le indagini archeologiche al suo interno vennero effettuate da A. M. Radmilli dell’Istituto di Antropologia e Paleontologia Umana dell’Università di Pisa nella seconda metà degli anni 1960. Al saggio esplorativo del 1966 seguirono due brevi campagne di scavo nel 1967 e 1968 che comprovarono una occupazione umana del sito cronologicamente compresa tra Pleistocene finale ed Olocene iniziale (in un intervallo cronologico compreso tra 14.000 ed 9.000 anni fa) e culturalmente riferibile all’Epigravettiano finale, come stabilito in base alle caratteristiche tipologiche dell’industria litica rinvenuta (Martino 2005; Martini et al. 2007).

I dati editi consentono di affermare che i cacciatori-raccoglitori che stanziarono nel sito, basavano la loro sussistenza sullo sfruttamento di grandi mammiferi (principalmente ungulati, quali Stambecco, cinghiale e cervo), nonché sull’utilizzo di risorse ittiche e di molluschi terrestri e marini, i cui resti sono stati rinvenuti sotto forma di consistenti chiocciolai.

Luca Di Bianco

Bibliografia

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