La Grotta delle Felci, collocata nel comune di Anacapri sull’isola di Capri (Na), si apre nei pressi della più ampia Grotta dell’Arco, all’interno di una parete calcarea che segna il fianco del Monte Solaro affacciato verso il mare e Marina Piccola. La cavità è costituita da un unico ambiente di modeste dimensioni (di forma quasi semicircolare, di circa 20 m di lunghezza per 18 m nel punto più largo), con un ampio ingresso naturale parzialmente ostruito da un enorme blocco calcareo.
Il sito è stato oggetto di indagini per un lunghissimo periodo. Il primo ad esplorare questo sito, fu Ignazio Cerio nel 1882 e nel 1894 (De Blasio 1895). Fra il 1921 ed il 1922 Ugo Rellini riprese ed ampliò le indagini del suo predecessore, portando alla luce, oltre che ceramica e strutture dell’età del Bronzo, le tracce materiali di culture riconducibili al Neolitico, come le numerose sepolture connesse alla tipica ceramica dipinta (Rellini 1923). Con le indagini condotte dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, nel 1941, si ottenne una visione maggiormente chiara della stratigrafia e della successione culturale del sito (Buchner 1954). Nel novero delle ricerche che hanno interessato la Grotta delle Felci, vanno citate quella condotta dal Gruppo Speleologico del C.A.I. Napoli, nel 1975, realizzata tramite uno scavo di ridotte dimensioni, concentrato nella zona sud della grotta, che restituì, tra l’altro, un oggetto decorato ricavato da un guscio di mollusco (Carcella, Piciocchi 1976); e quelle di più recente esecuzione, eseguite nel 2014 nell’ambito del progetto di ricerca interuniversitario “C.A.P.R.I. 3”, che hanno previsto la rilettura delle sezioni delle trincee di scavo degli anni 1940 dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana ed il prelievo di alcuni campioni dai livelli tra il Neolitico e l’Età del Bronzo (Nomi, Giardino 2016).
Il materiale archeologico recuperato all’interno di tale sito è conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Deposito della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta (Napoli), il Museo federiciano delle Scienze Naturali di Napoli ed il Museo del Centro Caprense “Ignazio Cerio” a Capri.
Studi recenti hanno permesso di delineare un articolato sviluppo culturale all’interno della grotta. Una occupazione del sito nella prima età del Ferro è attestata da una ristretta serie di elementi rinvenuti durante lo scavo Cerio, nella parte superficiale del deposito, tra cui una punta di giavellotto a cannone circolare (cioè con l’inserto per l’immanicatura cavo e di forma circolare) ed una scodella attribuibile all’età del Bronzo finale-prima età del Ferro (Giardino 1998). Le testimonianze materiali precedentemente attribuite al periodo Appenninico (media età del Bronzo), sono state poi riportate nell’ambito di diverse culture sviluppatesi nel corso delle fasi dell’età del Bronzo media, recente e finale. Inoltre, è stato individuato un orizzonte di frequentazione eneolitica, peraltro già ipotizzato dal Rellini (Marzocchella 1985). I livelli inferiori dell’insediamento sono stati assegnati alla fase media e tarda del Neolitico: il più antico periodo di frequentazione umana testimoniato con sicurezza nel sito di Grotta delle Felci (Neolitico medio) vede lo sviluppo della facies di Capri-Lipari, riconducibile nell’ambito della corrente culturale della Ceramica dipinta Tricromica, alla quale si associano le sepolture di almeno 6-7 individui; l’occupazione della fase tarda del Neolitico è attribuita alla facies di Serra d’Alto ed alla cultura di Diana-Bellavista.
Del tutto ipotetica e sorretta da scarsi indizi, appare una presenza antropica in periodi antecedenti al Neolitico.
A tal proposito, si cita la presenza di una peculiare classe di materiali connotata da caratteristiche che permettono di legarne la produzione all’ambito simbolico-cultuale. Si tratta di ciottoli fluitati di piccole dimensioni, decorati con rappresentazioni schematiche antropomorfe, ritrovati da G. Buchner durante gli scavi degli anni 1940, in giacitura secondaria (relative verosimilmente allo scavo Rellini). Questi furono, dallo stesso studioso, correlati ai livelli neolitici attraverso l’osservazione di alcune caratteristiche concrezioni post-deposizionali individuabili sulle loro superfici, ed accostati a produzioni della cultura neolitica di Ripoli (anch’essa relativa ad una fase media del Neolitico), ma che ben si adattano ad esser comprese nell’ambito dell’ampio fenomeno artistico cosiddetto “aziliano”, che in Italia si inquadra tra la fine del Pleistocene e l’inizio dell’Olocene, caratteristico di società di cacciatori-raccoglitori paleolitiche e mesolitiche.
Luca Di Bianco
Bibliografia
DE BLASIO A. (1895). “Gli avanzi preistorici della Grotta delle Felci nell’isola di Capri”, in Bullettino di Paletnologia Italiana, 21, 1895, pp. 58-72.
BUCHNER G. (1954). “La stratigrafia dei livelli a ceramica ed i ciottoli dipinti schematici antropomorfi della Grotta delle Felci”, in Bullettino di Paletnologia Italiana, 64, 1954-55, pp. 107-135.
CARCELLA S., PICIOCCHI A. (1976). “Un monile neolitico nella Grotta delle Felci di Capri”, in Annuario Speleologico CAI, 1974-1975, Napoli, pp. 17-20.
GIARDINO C. (1998). “L’isola di Capri dal Neolitico alla prima età del Ferro”, in Federico E., Miranda E. (a cura di), Capri Antica: dalla preistoria alla fine dell’età romana, Capri 1998, pp. 67-105.
MARZOCCHELLA A. (1985). “La Grotta delle Felci a Capri”, in Napoli antica (Catalogo della Mostra), Napoli, 1985, pp. 29-33.
NOMI F, GIARDINO C. (2016). “Il progetto C.A.P.R.I. 3. Vecchie e nuove indagini paletnologiche sull’isola”, in Cazzella, Guidi, Nomi (a cura di) Ubi minor…Le isole minori del Mediterraneo centrale dal Neolitico ai primi contatti coloniali, Convegno di studi in ricordo di Giorgio Buchner, a 100 anni dalla nascita (1914-2014), Scienze dell’Antichità, vol. 22, Fascicolo 2, 2016, pp.201-219.
RELLINI U. (1923). “La Grotta delle Felci”, in Monumenti Antichi Lincei XXIX, parte 1, 1923, pp. 305-356.