L’area dove attualmente sorge l’hotel Quisisana a Capri ha restituito le testimonianze della più antica presenza umana nel comprensorio Monti Lattari-Isola di Capri. Nel 1905, infatti, l’apertura di profonde trincee utili all’ampliamento del suddetto albergo consentì ad Ignazio Cerio di recuperare, nel livello più basso della stratigrafia evidenziata dallo scavo, strumenti litici e ossa animali (Bellini, Pigorini 1906; Piperno, Segre 1984; Santagata 1999). La fauna identificata sulla base di tali resti, comprende animali estinti o attualmente tipici di altre latitudini, come leopardo, orso delle caverne, iena delle caverne, rinoceronte delle steppe, ippopotamo, una specie di mammut (Mammuthus chosaricus), elefante antico, uro, cervo rosso e cinghiale. Tale associazione di specie, su base biocronologica, è stata ricondotta al Pleistocene medio terminale, tra i 250.000 ed i 150.000 anni fa, un periodo nel quale il territorio che sarà poi quello di Capri, non aveva una struttura insulare ma era in continuità con il continente, ed era caratterizzato da un ambiente composto da boschi non fitti alternati a praterie, con presenza di zone umide, e clima temperato (Angelone 2001).
Allo stesso intervallo temporale possono essere ricondotti i manufatti litici rinvenuti nel medesimo contesto delle faune, anche se le modalità di recupero di tali materiali pongono alcuni limiti alla loro interpretazione. L’industria litica individuata (con questo termine si indica l’insieme degli strumenti prodotti dall’uomo utilizzando alcuni tipi di pietra tramite la tecnica della scheggiatura), è riferibile alla cultura paleolitica definita Acheuleano (probabilmente ad un momento avanzato del suo sviluppo nel territorio europeo), non riconducibile ad Homo sapiens (in questo periodo non presente in Europa), ed è caratterizzata dalla presenza sia di bifacciali (grandi strumenti conosciuti anche con il nome di amigdale, per la loro forma a mandorla) che di strumenti di altro tipo ricavati da schegge di piccole dimensioni, non mancano nuclei e scarti di lavorazione, in selce e quarzite (Barattolo, Piperno, Santagata 2005).
Attualmente la gran parte dell’insieme dei reperti rinvenuti nel giacimento dell’hotel Quisisana è conservato presso il Museo del Centro Caprense Ignazio Cerio a Capri, mentre alcuni manufatti si trovano al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al Museo nazionale preistorico etnografico Luigi Pigorini (compreso nel Museo delle Civiltà) di Roma.
Luca Di Bianco
Bibliografia
ANGELONE C.(2001). “I giacimenti pleistocenici caprensi di Grotta delle Felci e del Quisisana: storia ed attualità”, in Ignazio Cerio: scritti inediti e materiali di lavoro, 15-44, p. 117
BELLINI F., PIGORINI L. (1906). “Materiali paletnologici dell’Isola di Capri”, in Bullettino di Paletnologia Italiana, Roma, s. 4, 32, pp. 1-16
PIPERNO M., SEGRE A. G. (1984). “Capri, Campania”, in I primi abitanti d’Europa, Roma, pp. 147-149
SANTAGATA C. (1999). “La preistoria a Capri. Cronaca delle ricerche all’epoca di Ignazio Cerio”, Capri, p. 465
BARATTOLO F., PIPERNO M., SANTAGATA C. (2005). “Capri preistorica. 300.000 – 3.000 anni fa”, Centro Caprense Ignazio Cerio, 2005, p. 56