A circa mezzo chilometro alla costa, di fronte alla foce del fiume Sarno (che divide i territori di Castellammare di Stabia e di Torre Annunziata), si trova lo scoglio detto di Rovigliano, una piccola isola rocciosa (estesa su circa mq 5800), sovrastata dai ruderi di una torre, testimone di una lunga storia che parte dalle sue origini geologiche, legate allo sviluppo della vicina catena montuosa dei Monti Lattari, di cui ne rappresenta una propaggine nel golfo di Napoli (così come le isole de Li Galli ubicate nel golfo di Salerno, sul versante amalfitano della medesima dorsale).
Plinio il Vecchio, nella sua opera Naturalis Historia (XXXII, 17), cita l’isolotto definendolo come Petra Herculis, denominazione che, oltre a sottolineare l’esistenza di tradizioni che legavano miti erculei a questo territorio all’epoca in cui visse lo scrittore (a tal proposito si riporta come anche nel De re rustica di Columella venga indicata “la palude pompeiana presso le saline di Ercole”, ubicate tra la foce del Sarno e Pompei, laddove il litorale diventa sabbioso e la costa bassa), lascia supporre l’esistenza di un tempio dedicato a questa divinità. Ipoteticamente, questo potrebbe essere fatto risalire al VII sec. a.C., quando lo sviluppo della nuova Pompei e dei traffici che confluivano verso il suo porto fluviale, unitamente allo sviluppo degli approdi della costiera sorrentina, resero molto importante questo tratto di mare e quindi degli elementi che geograficamente ne occupavano posizioni strategiche, come appunto lo scoglio di Rovigliano.
Al I sec. d.C. risalgono le strutture murarie in opera reticolata e i frammenti di coccio pesto rinvenuti al di sotto dell’intonaco di una delle pareti della base della torre vicereale (costruita in blocchi di calcare nel XVI secolo, nell’ambito del programma di rafforzamento delle difese della costa tirrenica del Regno di Napoli, contro le ripetute incursioni dei Turchi) e nei diffusi piani di livellamento, che formano una serie di terrazze, realizzati prevalentemente con consistenti cumuli di intonaci, rinvenuti in più punti dell’isola. Alla medesima fase va ricondotto anche il tamburo di colonna in marmo bianco, reimpiegato come mensola, a sostegno di un arco in mattoni della medesima torre.
A seguito dei fenomeni eruttivi del 79 d.C., che, per il forte apporto di materiali piroclastici ed altri detriti del fiume Sarno, modificarono la fisionomia dei luoghi e la linea di costa, i’isolotto dovette rimanere disabitato per molti secoli. Anche l’eruzione del 472 d. C. avrà avuto verosimilmente lo stesso effetto.
L’attuale denominazione di Rovigliano, del quale si conoscono diverse forme di epoca medievale (di seguito riportate), sembra derivare dal gentilizio Rubellii (nome di una famiglia passato a definire anche i luoghi di cui era proprietaria), attestato nella vicina Pompei e nella villa A di Oplonti: da questa villa è stata recuperata un’anfora Dressel 2-4 (cronologicamente riferibile ad un lasso temporale compreso tra la metà del I sec a.C. e la fine del I sec. d.C.) di fabbricazione locale, con titulo picto Rubellii, da riferire verosimilmente al produttore del vino.
Nel X secolo le fonti riferiscono della presenza sull’isola, di un monastero benedettino. Un documento notarile (938 d.C.) cita la donazione di un tale Gregorio, dei suoi beni composti da case, terreni, montagne, boschi, pascoli, castagneti, querceti e rendite al domini Iohanni venerabili abba presbytero monasterii insule ruvilliane. Dal documento si evince non solo l’appartenenza del monastero all’ordine benedettino ma pure il suo grado di prosperità. II monastero è citato nuovamente per avere ricevuto la donazione di una proprietà sul Monte Peraniano. In una bolla del 1.110 dell’arcivescovo sorrentino Barbato, il cenobio risulta passato sotto il controllo del vescovo stabiano Gregorio. Un altro documento che testimonia l’attuale nome risale all’epoca di papa Innocenzo III (1179-1180). Una bolla parla della località di Rubellanium, come confine tra le diocesi di Napoli e Nola. Si riferisce forse a possedimenti sulla terraferma. In cinque bolle di papa Onorio III, emesse tra il 1216 ed il 1225, l’abate di Rovigliano è indicato come subordinato non più alla diocesi di Stabia bensì a quella di Sorrento. Che il monastero di Rovigliano sia stato abbandonato e i monaci spostati a Sorrento? Tuttavia il monastero S. Archangeli de insula Rubiliana Florensis ordinis risulta nuovamente attivo in epoca angioina in cui la corte regia gli concede pascoli, legnatico ed erbatico della vicina Silva Mala, alle falde del Vesuvio. Un documento del 1278 informa poi che il monastero era utilizzato dalla corte angioina come punto di controllo per i traffici commerciali diretti a Scafati. Da una bolla dell’antipapa Clemente VII (1386), è ricostruibile il tentativo di annessione del monastero da parte del vescovado di Capri. Sembrerebbe che il motivo sia di possedere le ricche rendite provenienti dalle proprietà sulla terraferma, nella zona di Angri-Scafati, ancora in essere nel XV sec., come si evince da due contratti agrari, rispettivamente del 1407 e del 1408. L’aumento delle scorrerie saracene nel corso del XVI sec. spinse i monaci benedettini a spostarsi e al cenobio si sostituì una torre vicereale. All’inizio del XVIII sec. venne edificato un fortino, a sottolineare l’importanza, per così dire “militare” del luogo, trasformato alla fine dello stesso secolo in prigione.
Può essere interessante segnalare che Percy Bisshe Shelley (1792-1822), che soggiornò a Napoli da novembre 1818 a fine febbraio 1819 nel quadro del suo Grand Tour, visitò Pompei assieme a Charles Mac Farlane. Shelley, come riporta Mac Farlane, fu colpito dalla vista di “un piccolo vecchio castello, costruito su uno scoglio di lava, a brevissima distanza dalla spiaggia”. Occorre notare che lo scoglio non è di lava, bensì è costituito da rocce calcareo-dolomitiche di età cretacica, come i Monti Lattari.
All’indomani dell’Unita d’Italia lo scoglio di Rovigliano passò al demanio, ma venne successivamente alienato a privati. La leggenda vuole che, nei pressi dello scoglio, sia stata ripescata l’icona della Madonna della Neve patrona di Torre Annunziata. Il 5 agosto di ogni anno, i pescatori si esibiscono nella rivisitazione storica dell’evento che dà inizio alla processione. Lo scoglio di Rovigliano è sottoposto oggi a provvedimento di tutela diretta da parte del Parco di Pompei.
Claude Albore Livadie
Bibliografia
CAMARDO D., FERRARA A. (1990). “Petra Herculis: un luogo di culto alla foce del Sarno”, in alon archstant XII, 1990, pp. 169-175.
CAMARDO D., FERRARA A. (1994). “Lo scoglio di Rovigliano e il litorale antico tra Pompei e Stabiae”, in Cultura e Territorio XI, 1994, pp. 105-125.
CASALE A. (1989). “La legna della Sylva Mala e del Bosco Reale per la Corte Aragonese di Napoli”, in Sylva Mala X (1989), pp. 2-4