Approdi e collegamenti trasversali

Lo sviluppo dei traffici commerciali di epoca storica, soprattutto marittimi, nel basso versante tirrenico, fece assumere un importante ruolo ed una peculiare immagine alla Penisola sorrentina (ad esclusione della Costa d’Amalfi in senso stretto), dove sorgevano importanti insediamenti, ed in special modo alla sua estremità occidentale (Punta Campanella), punto obbligato di passaggio delle imbarcazioni.

Data la struttura geomorfologica della Penisola sorrentina-amalfitana, caratterizzata da coste rocciose calcaree e da alte falesie tufacee, appare evidente che dal lato amalfitano e fino a Positano non vi erano veri e propri ripari naturali per le navi; nemmeno ad ovest di Positano l’insenatura di Crapolla, lo Scaricatoio e la spiaggia di Tordigliano risultavano adatti allo scopo; verso Punta Campanella e la baia di Ieranto, con l’ipotetico attracco sotto l’iscrizione osca (a Punta Campanella), permetteva soltanto di risalire al santuario di Athena ed a Termini; dall’altro lato della penisola, lungo il versante sorrentino, l’approdo di Massalubrense, esposto ai venti di grecale e di tramontana, quello di Marina di Puolo, quelli di Marina Grande a Sorrento e di Alimuri o la vallata del rivo della Calcarella a Stabia non presentavano una più adeguata protezione.

È dunque ipotizzabile che propri gli sbocchi dei valloni abbiano avuto ben presto la funzione di approdi, con la possibilità di ancorare o di tirare a secco le imbarcazioni. Dal mare, tramite queste incisioni trasversali si potevano raggiungere i pianori a quota più alta dove erano ubicati gli insediamenti. Un chiaro esempio dell’utilizzo di queste vie trasversali di penetrazione dal golfo di Salerno al golfo di Napoli è quello che dallo Scaricatoio, percorrendo la ripidissima scarpata fino alle alture di Vico Equense, tramite i colli di Fontanelle e via da lì verso La Trinità di Piano di Sorrento seguendo il vallone di Lavinola, raggiungeva la Marina di Meta e la spiaggia di Alimuri. Prima che fosse organizzata, verosimilmente durante il periodo arcaico o anche prima, la via Minervia, che collegava Stabia a Punta Campanella, è dunque lecito pensare che le uniche vie di collegamento tra gli abitati indigeni fossero esclusivamente costituite da percorsi di crinale lungo le pendici dei Monti Lattari, da valichi naturali (Alberi e vallone di Lavinola), da naturali collegamenti trasversali con il mare sul fondo dei valloni (Vico Equense, Piano di Sorrento, Sorrento, Massa Lubrense – nel versante settentrionale) e da risalite a partire da insenature nella costa (Ieranto, Crapolla, Tordigliano – nel versante meridionale).

Claude Albore Livadie

Bibliografia

RUSSO M. (1998). “Il territorio tra Stabia e Punta della Campanella nell’antichità – La via Minervia, gli insediamenti, gli approdi”, Atti del primo ciclo di conferenze di geologia, storia e archeologia, Pompei, Istituto” B. Luongo”, aprile –giugno 1997, Pompei 1998, pp. 23-81.

RUSSO M. (2004).Per viscera rupis, vie pubbliche e private in galleria, in tagliata e in trincea di Surrentum”, in Atlante di topografia antica, ATTA, 13, 2004, pp. 335-380.