La cavità, situata a monte dell’abitato di Positano, si apre a più di sessanta metri all’interno della falesia calcarea attraverso una galleria che si allarga in varie ampie caverne, ed è stata esplorata alcuni anni or sono dal Club Alpino Italiano (sezione Campania). E’ stata verosimilmente utilizzata come riparo fino a tempi recenti ma parte del materiale ceramico trovato in una rientranza della parete rocciosa di una saletta interna, sembra dover risalire all’età del Ferro. Si tratta di frammenti di ceramica d’impasto grezzo appartenenti a più contenitori, di due frammenti riferibili a due vasi d’impasto più sottile e di una brocchetta panciuta, assai ben conservata, con ansa piatta alla spalla e tre bugnette allungate sotto l’orlo dentellato. Vicino erano resti di pasto (undici frammenti di ossa), che sono stati analizzati dal dott. U. Albarella dell’Istituto di Antropologia dell’Università di Napoli. Solo due sono determinabili: un frammento identificato come metatarso di cervo (cervus elaphus) e un frammento di diafisi di tibia di suino (sus scrofa). Non si può dire niente sulle fratture assai abrase, tranne che per un frammento di omero con frattura trasversale da macellazione. Quattro frammenti indeterminabili presentano tracce di combustione.
Claude Albore Livadie
Bibliografia
ALBORE LIVADIE C. (1990), a cura di, “Archeologia a Piano di Sorrento. Ricerche di Preistoria e di Protostoria nella Penisola Sorrentina”.