Museo della ceramica vietrese (Vietri sul Mare)

La presenza di arena bianca per lo smalto proveniente dal territorio salernitano (Castello di Fuorni, loc. le Cerze) e di banchi di argilla sedimentaria nei pressi di Salerno (frazioni di Fratte, Brignano, Ogliara), nonché la prossimità del mare che facilitò l’esportazione dei manufatti, sono all’origine dell’impianto delle fabbriche di ceramica a Vietri. Se la lavorazione della ceramica risale al Medioevo ed è forse stata introdotta dai monaci benedettini dell’abbazia della Trinità di Cava dei Tirreni, il periodo di grande prosperità fu quello dei XVII e XVIII sec.; la crisi della Manifattura napoletana di Capodimonte fu positiva per le fabbriche salernitane. La produzione seguirà dalla seconda metà del Ottocento un doppio filone: quello tradizionale delle ceramiche artistiche e quello della produzione e del commercio di pavimenti decorati (mattonati o “riggiole” maiolicate) e da rivestimento (con laboratori anche a Cava dei Tirreni).

Ma un vero e proprio rinnovo della produzione è collegato all’arrivo di ceramisti stranieri (tra gli anni Venti e Quaranta del XX sec.) che instillò un notevole arricchimento della produzione sia nelle forme che nei motivi. Gli artigiani locali dovettero svecchiare la loro tradizionale produzione; il risultato fu immediato e dopo l’ultima guerra Vietri divenne famosa in tutto il mondo, imponendosi in modo autorevole tra i centri italiani di affermata tradizione di produzione ceramica. È molto verosimile che gli scavi archeologici condotti proprio negli anni 1930, quelli di Paestum e quelli della necropoli di Fratte con l’apertura del Museo provinciale di Salerno, abbiano potuto ispirare alcune raffigurazioni.

A Vietri la ceramica è onnipresente: dalla cupola della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista alle pareti esterne dei negozi e delle botteghe, nonché nella decorazione dei vari muretti decorati già nella zona di sosta panoramica sopra Vietri dell’autostrada verso Salerno e nella piazza principale.

Non lontano dal centro costiero, a Raito, all’interno di Villa Guariglia, edificio seicentesco modificato nel corso dell’Ottocento, che tra l’altro ospita il Centro di Studi Salernitani “Raffaele Guariglia”, è stato creato di recente un museo della Ceramica vietrese con funzione di stimolo all’aspetto creativo della produzione e della sua storia. Il percorso museale si articola secondo un principio cronologico e tematico. Sono esposte molte donazioni e acquisti più o meno recenti dei maestri più noti come Guido Gambrone, Luigi Pinto, Giovannino Carrano, Francesco Avallone, Biagio e Giuseppe Cassetta ed i fratelli Vincenzo e Salvatore Procida, tra altri, eredi spesso di antiche famiglie di ceramisti. Una sezione permette di ammirare la produzione degli anni Venti-Trenta, cioè del periodo detto tedesco, per l’arrivo di stranieri, soprattutto di origine germanica. 

Claude Albore Livadie

Informazioni

Sito web

Bibliografia

NAPOLITANO G. (2006). “Il viaggio al sud della Ceramica. Vietri, un crocevia di cultura”, in Quaderni della ceramica 3, a cura di Matilde Romito, Centro Studi Salernitani “Raffaele Guariglia”.

ROMITO M. (1994). Il Museo della Ceramica. Raito di Vietri sul mare, Ed. 10/17 Le Arti, Salerno 1994.

ROMITO M. (1999). La Ceramica vietrese nel “periodo tedesco”, Atti del Seminario internazionale (Raito di Vietri sul Mare, Villa Guariglia, 24-26 novembre 1996), Centro Studi Salernitani “Raffaele Guariglia”, 1999.

TESAURO A. (2004). “Le faenzere di Vietri nel Settecento. Un significativo ruolo nella produzione ceramica del Regno di Napoli”, in Quaderni della ceramica 2, a cura di Matilde Romito, Centro Studi Salernitani “Raffaele Guariglia”.