La fauna che in epoca preistorica era presente nel territorio dell’attuale Penisola sorrentino-amalfitana è conosciuta soprattutto grazie ai relativi resti che gruppi di cacciatori-raccoglitori lasciarono nei siti in grotta del versante meridionale del comprensorio, databili tra la fine del Pleistocene e l’inizio dell’Olocene (grotta dello Scoglione, grotta La Porta, grotta del Mezzogiorno, grotta Erica). Dati significativi in quest’ottica e pertinenti ad un momento cronologico anteriore rispetto a quanto sopra riportato, provengono dal giacimento dell’Hotel Quisisana di Capri, dove sono presenti oltre a manufatti bifacciali ed altri prodotti litici tipici di una fase avanzata dell’Acheuleano, elementi riconducibili ad una ricca e variegata presenza animale pleistocenica.
In tale quadro si è ritenuto importante citare anche il peculiare rinvenimento effettuato a Sorrento, di alcuni resti ossei di Bos primigenius (porzioni di scapola e di femore sinistro nonché una vertebra cervicale) rinvenuti nell’area dell’Hotel Sorrento Palace, e di un dente isolato (un molare superiore M2) di un esemplare della stessa specie, ritrovato presso l’albergo Ambasciatori. Tale materiale faunistico è stato recuperato circa una trentina di anni fa durante lavori di sbancamento e consegnato alla Soprintendenza archeologica per le Province di Napoli e Caserta nel 1994.
La posizione di giacitura di queste ossa, collocate sulla roccia calcarea di fondo e coperte dal cosiddetto Tufo grigio (o Ignimbrite campana), fornisce un termine ante quem per la loro datazione molto preciso. Infatti, l’eruzione flegrea che ha impostato l’enorme coltre di prodotti piroclastici che prende il nome di Tufo grigio (la stessa che costituisce le falesie tufacee della zona sorrentina), è datata intorno ai 38.000 anni fa, per cui i resti di Bos primigenius citati devono essere considerati coevi o anteriori a tale catastrofico evento.
Falesie dell’area sorrentina costituite dai prodotti piroclastici impostati dall’eruzione flegrea del Tufo grigio. Resti ossei di Bos primigenius rinvenuti a Sorrento: vertebra Resti ossei di Bos primigenius rinvenuti a Sorrento: scapola Resti ossei di Bos primigenius rinvenuti a Sorrento: scapola Resti ossei di Bos primigenius rinvenuti a Sorrento: femore Resti ossei di Bos primigenius rinvenuti a Sorrento: molare
Il Bos primigenius (o uro) era un grande bovide di aspetto simile agli attuali bovini domestici, di cui in effetti ne rappresenta un antenato, presentando una notevole taglia e grandi corna a forma di lira. Questo animale, la cui origine va posta a circa 2 milioni di anni fa ed estintosi in epoca moderna, nel corso del Pleistocene era diffuso su un’ampia area geografica, tra Europa, Asia ed Africa, ed era un elemento importante della sussistenza e della cultura umana (a tal proposito si può citare l’incisione che ne raffigura il profilo, presente nel sito di Grotta del Romito di Papasidero in Calabria e attribuita alla fase finale del Pleistocene).
Da un punto di vista di indicatore ambientale, grazie ad evidenze di natura zoo-archeologica e di dati storici (sebbene con una restrizione dell’areale di diffusione ed una diminuzione della popolazione, la presenza dell’uro è attestata fino al 1627, quando l’ultimo esemplare morì in Polonia), si può affermare che l’uro vivesse in ambienti di foresta aperta e prateria, privilegiando le zone umide: è questo lo scenario nel quale inserire anche i ritrovamenti di Sorrento, relativamente ad un momento non chiaramente definibile ma anteriore ai 38.000 anni fa.
Claude Albore Livadie, Luca Di Bianco
Bibliografia
RUSSO M. (1998). “Il territorio tra Stabia e Punta della Campanella nell’antichità – La via Minervia, gli insediamenti, gli approdi”, in F. Senatore (ed.), Pompei, il Sarno e la Penisola Sorrentina, Atti del primo ciclo di conferenze di geologia, storia e archeologia. Pompei, aprile-giugno 1997, Pompei 1998, pp. 21-98, in part. p.52, n. 182.